lunedì 18 giugno 2007

Fifteen minutes to go... (II)

Come una sberla in pieno viso, arriva l’ora di mangiare. Si, una sberla in pieno viso, è una cosa che mi disturba profondamente interrompere qualcosa di iniziato, per colpa di qualcuno o qualcosa. Gli orari, da rispettare, chi l’ha stabilito che a mezzogiorno bisogna mangiare? La sirena continua a suonare.

Con un andamento calmo e sereno, ci dirigiamo verso la mensa, è particolare l’aria che si respira, cerchi di cogliere odori lontani, spezie lontane, ma non si ‘annusa’ nulla. L’arredamento della mensa e’ particolarmente inaspettato, sedie arancione e rosse impilabili, tavoli di vetro trasparente, con finiture di alluminio che identificano strutture portanti leggere, forse per abbattere il peso nel trasporto, con i gabbiani. Il design è moderno, come anche il divano posto sulla sinistra appena si entra. La sala è piccola, in relazione alle strutture adiacenti, mi aspettavo più posti a sedere… Un bancone di un improbabile bar, vuoto è laggiù in fondo, davanti a me. Credo sia una mensa per ospiti particolari, riservata a pochi eletti, troppo curata, decisamente molto pulita Il cibo è italiano, la pasta buona, il pollo anche, l’acqua notoriamente insapore, mi sembra diversa. Bene così, mi aspettavo di peggio.

Chissà se gli altri mangiano comodi come noi, e con lo stesso cibo.

Torno al mio lavoro. Il tempo passa o almeno mi sembra. Chiedo di poter fare un ‘giro’ per la citta’ limitrofa. Nessuno degli importanti, nega, nessuno annuisce…. Mah io l’ho chiesto. Vorrei catturare qualcosa di diverso da queste mura posticce che mi circondano. Questo paesaggio di polvere riempito da pochi odori, luminoso forse troppo, ha delle stonature. I container bianchi con le rifiniture laterali celesti, gli altri edifici bassi rettangolari come box che identificano l’internet point, il posto telefonico ‘pubblico’ e l’inutile estintore che dovrebbe domare le fiamme in caso di incendio. L’aria è talmente secca che l’autocombustione credo sia veramente possibile.

La connessione in internet non è stabile, è tempificata, abbiamo a disposizione poco tempo per usufruirne, quando è possibile fare una connessione, la usiamo non per scopi ludici. La tecnica più semplice è preparare il testo prima e poi copiarlo e incollarlo. Non voglio usare e-mail per comunicare, mi scoccia essere tracciato. La sera giunge presto, il tempo vola, la cena pure. E’ ora di dormire, il torpore che ho accumulato tra jet-lag e stanchezza come al solito mi sfibra, mi piace essere coccolato da questo stato è doloroso e piacevole nello stesso tempo.

Accendo l’Ipod, succhio il ramoscello di liquirizia e sulle note di Venditti, mi addormento beatamente. La notte scorre veloce, senza grossi problemi, se ho avuto sogni non li ricordo, se ho avuto incubi, anche. La sveglia, concitata e sottolineata da trambusto di automezzi , non è stata delle migliori.

Ho saputo da poco cosa è successo. Un grave fatto di cronaca, stavolta sono stati trentacinque, che scuote, anche il cuore di pietra che devo e ho in queste mie trasferte obbligate. Il pensiero è ovvio va ai caduti, alle vittime di questo qualcosa, di questo meccanismo perpetuo che credo si sia innestato. Ho notato una cosa particolare, pensavo essendo, un area calda, che le persone qui, nei dintorni, si fossero assuefatti a notizie del genere. Non è così. La consapevolezza che potrebbe capitare qualcosa a chiunque qui è quanto mai vivo.

Non sono così convinto di andare a fare un ‘giro’ ora… anzi per niente. Ecco come si sentono quelli che il giro lo devono fare ‘per forza’… Timore di non tornare.

La gente è sorridente, la gente e corrucciata, l’alternarsi delle emozioni è simile alla varietà di etnie presenti qui. Potrebbe essere in discordanza con quanto detto un attimo fa, ma non lo è, la voglia di dimenticare, o meglio di credere di poter dimenticare. Qualcuno si vede che non ce la fa più, qualcuno è spaesato ma non preoccupato, credo sia arrivato da poco.

Ogni respiro ti ricorda dove sei, aria secca, bruciante, polverosa.

La solita sberla arriva puntuale, è un’altra mezza giornata che passa… la Choice è lontana. Non ho choice per me… ne ora ne mai. Mai dire mai, ma è una frase valida solo quando hai un minimo di speranza, anche nella parte più remota del cuore e della testa. Il sesto senso ti aiuta, delle volte ti distrugge. Ora mi sta distruggendo.

Torno al lavoro, la connessione satellitare è giù, attendo il ponte, anche per mandare un sms. Un semplice sms ti crea disagio, ti fa rendere conto che esistono momenti che sei tagliato fuori dal mondo conosciuto. Tutto quello che hai, a cui sei abituato, appena ti manca, gli attribuisci il vero valore. E’ questo ti fa incazzare ancora di più e che inesorabilmente ti spinge a non avere o volere contatti, per non ferire, per non soffrire.

Domani si esce a fare un giro. Mi chiedo come e a che prezzo, ci accontentano, o almeno così sembra.

(Tornero’ a scrivere appena posso.)

1 commento:

Stella ha detto...

Sembra di vederli quei posti, così come li descrivi, e mi sembra di conoscerli, o forse li conosco, perchè c'è chi come te, li descrive minuziosamente..

So che ti sembra strano che la gente del posto non si sconvolga per le tragedie ... per quelle 35 vite distrutte... lì è normale... lì è tutto normale...
Credo che non distinguano realmente la vita e la morte, lo dimostra il fatto che sabato notte, mentre in un posto che io e te conosciamo bene, succedeva l'inferno, molta gente stava tranquillamente affacciata alla finestra, quasi a gustarsi lo spettacolo..
Ma avremo modo di parlare anche di questo...
Che il cibo è buono lo so, me ne parlano bene ;).. noi italiani del resto, non ci facciamo mancare niente....
Solo l'acqua della doccia è brutta, e quando ci si lava, ci si sente più sporchi di prima....

ieri sera, e l'altro ieri ho sentito anch'io Venditti, ma non nel Ipod, ma nel lettore cd... sarà telepatia :-) ...


Non ti amareggiare, non ti incazzare, non ti arrabbiare ... vivi questo momento e le emozioni che esso ti da non pensando a niente, all'infuori del compito che ti è stato assegnato..

Scrivi appena puoi, il blog è "libero", non c'è paura di niente.... e poi leggere le tue emozioni e quello che vedi e vivi, mi arricchisce molto...

Una carezza per te..