martedì 13 ottobre 2009

I giornalisti e La Repubblica.

Capisco solo ora perchè ormai il "romano", inteso come cittadino di Roma si avventa su quotidiani tipo "Leggo", Metro", "Neopolis"etc.

La prima giustificazione è senz'altro la gratuità dell'informazione. Posizionati in cestelli all'interno di locali ad alta frequentazione come stazioni della metro, ferroviarie e capolinea dei bus, raggiungono l'utenza in maniera capillare.

La seconda è, che al contrario delle "fantastiche testate", anch'esse foraggiate ampiamente da noi contribuenti, grazie a leggi che agevolano gli editori, hanno un linguaggio detto alla romana "terra terra" ovvero semplice, con errori di ortografia grossolani che, talvolta, fanno anche ridere.

La terza è che nel poco tempo a disposizione, in questa società "civile" che ci porta a bruciare i tempi anche quando non abbiamo una stretta necessità, il lettore vuole dei "sunti" alla "Bignami", una sorta di essenzialismo all'ikea.

Vero che la notizia è quella di un giorno prima, minimo, quasi nulla di sensazionale, ma il fatto di cronaca praticamente irrilevante li c'e'.

Questa necessità nasce, secondo me, da un troppo bombardamento mediatico che ogni giorno abbiamo, notizie ci vengono "sparate" su telefonini, computer, radio, ipod, schermi giganti. Ci fanno perdere il senso di orientamento, gli schemi...

In questi giorni ho voluto comprare un giornale, un giornale che leggono molti italiani, l'italiano che vede chi vuole essere milionario, l'italiano che vede xfactor, l'italiano che si ciba di Amici della De Filippi e ho deciso di leggere praticamente quasi tutte la sessantina di pagine ad esclusione delle enormi pubblicità.

Ne sono rimasto deluso. Il quotidiano in questione è La Repubblica. Ben lungi da me di fare considerazioni politiche, non mi occupo di politica e ne tantomeno mi interessa la vincita di maradona, però ho voluto leggere tutto.

Ora, se leggere un giornale significa imparare, sono daccordo, ma leggere un quotidiano e spendere una decina di euro per proiettarmi sul web con il mio telefonino e cercare il significato di parole non proprio utilizzate nel linguaggio comune, un po' mi scoccia.

Cari giornalisti di La Repubblica, mi spiegate per quale arcano motivo, (qui invidio i francesi che hanno abbandonato tutte le parole esterofile), scrivete parole tipo LEIT MOTIV, DISSENTING OPINION ?
Andando avanti nella lettura un trafiletto intitolato "Lapsus" di "Stefano Bartezzaghi" è colmo di parole tipo "chiosava Guccini", un periodo che inizia con "Il vero contrario..." e un'altro che termina con "nell'inarrestabile cupio dissolvi di chi non ha più nulla da perdere". Il trafiletto termina, accoltellandomi con un ultima frase: "Con il meretricio, in fondo, c'entra e non c'entra: c'entra, e molto, con la vergogna, la caduta delle maschere, la correità." Be' tralascio meretricio e correità che non le ho capite, ma una cosa fiero degli insegnamenti Palumbeschi (la mia insegnante delle elementari), che prima della E di congiunzione, la virgola non ci va.

Proseguo con la lettura, sperando di capire almeno il prossimo articolo.

Ecco che arriva da "Filippo Ceccarelli" il vocabolo "boutade", sto per gettare la spugna, ma proseguo la lettura, terrorizzato e con google alla mano.

Nefandezze e periodi dove non si capisce nulla, si susseguono, man mano che sfoglio il "forbito quotidiano", nemmeno provando ad apporre virgole e sforzandosi di cambiare la forma.

La ciliegina sulla torta è stata quando a pag. 27 un box di "Edmondo Borselli" dal titolo "Quel Sacconi sembra Battiato", la fà fuori dalla tazza... se la prende, giustamente, con il ministro che utilizza parole, oscure, arcane.

Sig. Dott,. Lup.Man. "Borselli", i Battiati ce li ha anche in redazione, se la prenda, per pari condizioni (e non par condicio), anche con loro, i laureati.

Chissà se esiste ancora il "Giornale d'Italia" che leggevano i vecchietti tra briscola e tresette.

Saluti.