Riprendo malvolentieri il discorso del museo. Non per pigrizia, ma perché sicuramente con le mie semplici parole, non sono in grado di spiegare quello che veramente sento e vedo. La presenza di tale edificio contrasta nettamente con quello che c’e’ intorno.
Qui manca veramente tutto, le infrastrutture di base sono inesistenti, le fogne a cielo aperto che costeggiano come marciapiedi, ogni strada, ormai sembrano normali, anche il naso si è abituato. Il grigio ocra che caratterizza questo posto non balza più agli occhi. I bambini, ci rincorrono con occhi profondi, tristi e felici nello stesso tempo, inventandosi stranissime smorfie e gestualità sempre più strane, per ricevere chissà quale compenso. Non ho portato nulla. Non credo sia possibile, ma chiederò, fare una scorta di cibo per poi distribuirlo. Ma in un attimo, pensando a questa cosa, mi viene in mente, quando da piccolo, lanciavo pezzi di pane alle galline nel pollaio della signora Maria. Mi divertivo a lanciarlo alternando il vicino e il lontano, per farle correre e per farle uscire pazze.
Qui non saprei davvero come fare, qui ci sono esseri umani, che malgrado tutto, ancora sorridono.
Una pensiero molto profondo, (da quando sono qui a dire il vero lo penso spessissimo, magari è qui intorno, ma non posso incontrarlo), va ad un amico virtuale, ma scriverò più approfonditamente di Lui appena avrò avuto l’ONORE di parlargli.
Un suo atroce dilemma, raccontato da interposta persona, è stato quello di scegliere tra decine di bambini a chi dare del cibo. Credo che in quel momento, avrebbe voluto avere una nave di cibo. Ora lo capisco, ora capisco davvero. Chi mi conosce mi troverà cambiato.
Le poche volte che mi faccio raggiungere dai mass media, ascolto i fatti di cronaca, con un’attenzione particolare alle prese di posizione, molte volte inesistenti, sugli sbarchi di extracomunitari sul nostro territorio. Extracomunitari una parola considerata da molti con superficialità, ormai ci concentriamo solo sulla notizia e non sul fatto che con questa parola stiamo identificando un gruppo di esseri umani.
Anche io sono stato così, anche io fino a qualche ora fa ero così, da qualche giorno non più. Attenzione, con questo non voglio assolutamente dire “accogliamoli tutti” ma non tutti sono delinquenti, non tutti vengono per rubare. Credo che molti vengano qui per raggiungere un qualcosa che li faccia sentire uomini, vivi e non rifiuti umani.
Cosa c’e’ di male, a questo punto, di migliorare la propria esistenza, almeno per racimolare qualcosa per poter vivere in un posto straniero e lontano ?. Non attribuisco colpe, non sono in grado di capire bene il problema, ma credo sicuramente che se il problema, fosse affrontato globalmente, seriamente senza tener conto del petrolio, della politica, sicuramente si potrebbe risolvere, si tratta di esseri umani di gente come noi.
Un’altra domanda che mi sto ripetutamente facendo è ma dove sono finiti tutti gli aiuti internazionali, dove stanno convogliando le cifre ? Qualche strada del centro è a malapena asfaltata, altre sono stradine e viottoli, dove l’immondizia fa arredamento, e addirittura impraticabili con un fuoristrada. La città vecchia, (quella con le case senza vetri), una volta doveva essere un agglomerato caratteristico di paglia e fango. Volete vedere come abitavano le prime civiltà degli uomini, venite qui. Qualche casa finemente rifinita balza agli occhi e il gap tra povertà e ricchezza è smisurato. Probabilmente sono abitazioni di governanti o signorotti manzoniani, che con sotterfugi e con la collusione di qualcuno, si permettono uno stile di vita palesemente diverso.
Qui non vedo edifici in restauro, non si vedono nuovi palazzi in costruzione, solo miriade di persone con lunghe barbe e rosari in mano che guardano noi come fossimo in cagnesco o extraterrestri, probabilmente lo siamo. Gli edifici semidistrutti, ai piani superiori sono deposito detriti, al piano terra, botteghe con mercanzia disparata. Mi è balzato all’occhio un ‘negozio’ che vendeva cerchioni usatissimi e arrugginiti di auto. Stupidamente, un sorriso mi è sfuggito, credo sia tutto il suo benessere e io ho riso di lui.
Se a questa gente li aiutiamo, rendendoli partecipi di quello che vorremmo e potremmo fare con il loro aiuto, probabilmente non ci guarderebbero così male. Secondo me qui c’e’ stato un approccio troppo occidentale, e questo forse stato l’errore o è l’errore. Vedere tutto con occhi occidentali, senza tener conto della dignità, degli usi, dei costumi, delle credenze, del Know-How culturale di questa gente non aiuta noi ad essere amici loro.
Oggi ho guardato più volte il cielo, stavolta azzurro… sembra più bello del solito, domani sarà una giornata che avrà giustificato la mia presenza qui. Una frase di addio della guida è stata… ‘ Qui a …. Nevica sempre….’ Non ho compreso bene il significato. Per ora mi accontento di quello meteorologico.
Questa mattina è un bel giorno, oggi termina se tutto và liscio la mia “gita” . Nel nostro gruppo c’e’ una strana tensione, il nostro lavoro ormai è quasi terminato, basta ancora qualche ora le più difficili ma la fatica di questi giorni è propedeutica per l’ultima “tirata” di oggi. Molta gente qui intorno, i pochi che ci hanno visto si domandano forse che cosa stavamo facendo qui. Se riesco ad avere una connessione decente con qualche mezzo telematico provo a telefonare, non ci è consentito usare mezzi tradizionali.
Ora vado il lavoro il più serio ci aspetta.
Finito… tutto finito, almeno in parte. L’intento per cui siamo qui, ha avuto la massima espressione, ovvero tutto è riuscito per il meglio.
Saremo di partenza e non ci è dato sapere quando, il come lo conosco. Il gabbiano cattivo sarà pronto per mangiarmi speriamo mi porti nel suo ventre e mi lasci intatto con la sua lenta digestione. Intanto ho rimediato uno “stordente” una serie di Tavor che mi indurranno un bel sonno chimico. Stavolta, quando ascolterò la famosa frase “ Fifteen minute to go” non avrò troppo tempo per pensare. Mi impasticco in barba a tutti i pensieri ansiosi che mi vengono dal secondo minuto di attesa. Speriamo facciano presto effetto. Al massimo venti minuti così mi hanno detto… non ho intenzione di sorbirmi altri pensieri ho pensato troppo per il mio ristretto cervellaccio. Termino con una frase, appena arrivata nella mia mente pensando a questa esperienza, in attesa di un domani:
E un bel giorno dimenticando di aver visto, vivrò pensando e tenendo conto delle mie emozioni, sensazioni, e non dei miei ricordi visivi sbiaditi….( Orsissimo 67 )
…e il tempo ruba i contorni ad una fotografia ( Renato Zero)
Evviva la chimica.
(lo correggerò e lo rivedrò come parte unica appena posso)
Qui manca veramente tutto, le infrastrutture di base sono inesistenti, le fogne a cielo aperto che costeggiano come marciapiedi, ogni strada, ormai sembrano normali, anche il naso si è abituato. Il grigio ocra che caratterizza questo posto non balza più agli occhi. I bambini, ci rincorrono con occhi profondi, tristi e felici nello stesso tempo, inventandosi stranissime smorfie e gestualità sempre più strane, per ricevere chissà quale compenso. Non ho portato nulla. Non credo sia possibile, ma chiederò, fare una scorta di cibo per poi distribuirlo. Ma in un attimo, pensando a questa cosa, mi viene in mente, quando da piccolo, lanciavo pezzi di pane alle galline nel pollaio della signora Maria. Mi divertivo a lanciarlo alternando il vicino e il lontano, per farle correre e per farle uscire pazze.
Qui non saprei davvero come fare, qui ci sono esseri umani, che malgrado tutto, ancora sorridono.
Una pensiero molto profondo, (da quando sono qui a dire il vero lo penso spessissimo, magari è qui intorno, ma non posso incontrarlo), va ad un amico virtuale, ma scriverò più approfonditamente di Lui appena avrò avuto l’ONORE di parlargli.
Un suo atroce dilemma, raccontato da interposta persona, è stato quello di scegliere tra decine di bambini a chi dare del cibo. Credo che in quel momento, avrebbe voluto avere una nave di cibo. Ora lo capisco, ora capisco davvero. Chi mi conosce mi troverà cambiato.
Le poche volte che mi faccio raggiungere dai mass media, ascolto i fatti di cronaca, con un’attenzione particolare alle prese di posizione, molte volte inesistenti, sugli sbarchi di extracomunitari sul nostro territorio. Extracomunitari una parola considerata da molti con superficialità, ormai ci concentriamo solo sulla notizia e non sul fatto che con questa parola stiamo identificando un gruppo di esseri umani.
Anche io sono stato così, anche io fino a qualche ora fa ero così, da qualche giorno non più. Attenzione, con questo non voglio assolutamente dire “accogliamoli tutti” ma non tutti sono delinquenti, non tutti vengono per rubare. Credo che molti vengano qui per raggiungere un qualcosa che li faccia sentire uomini, vivi e non rifiuti umani.
Cosa c’e’ di male, a questo punto, di migliorare la propria esistenza, almeno per racimolare qualcosa per poter vivere in un posto straniero e lontano ?. Non attribuisco colpe, non sono in grado di capire bene il problema, ma credo sicuramente che se il problema, fosse affrontato globalmente, seriamente senza tener conto del petrolio, della politica, sicuramente si potrebbe risolvere, si tratta di esseri umani di gente come noi.
Un’altra domanda che mi sto ripetutamente facendo è ma dove sono finiti tutti gli aiuti internazionali, dove stanno convogliando le cifre ? Qualche strada del centro è a malapena asfaltata, altre sono stradine e viottoli, dove l’immondizia fa arredamento, e addirittura impraticabili con un fuoristrada. La città vecchia, (quella con le case senza vetri), una volta doveva essere un agglomerato caratteristico di paglia e fango. Volete vedere come abitavano le prime civiltà degli uomini, venite qui. Qualche casa finemente rifinita balza agli occhi e il gap tra povertà e ricchezza è smisurato. Probabilmente sono abitazioni di governanti o signorotti manzoniani, che con sotterfugi e con la collusione di qualcuno, si permettono uno stile di vita palesemente diverso.
Qui non vedo edifici in restauro, non si vedono nuovi palazzi in costruzione, solo miriade di persone con lunghe barbe e rosari in mano che guardano noi come fossimo in cagnesco o extraterrestri, probabilmente lo siamo. Gli edifici semidistrutti, ai piani superiori sono deposito detriti, al piano terra, botteghe con mercanzia disparata. Mi è balzato all’occhio un ‘negozio’ che vendeva cerchioni usatissimi e arrugginiti di auto. Stupidamente, un sorriso mi è sfuggito, credo sia tutto il suo benessere e io ho riso di lui.
Se a questa gente li aiutiamo, rendendoli partecipi di quello che vorremmo e potremmo fare con il loro aiuto, probabilmente non ci guarderebbero così male. Secondo me qui c’e’ stato un approccio troppo occidentale, e questo forse stato l’errore o è l’errore. Vedere tutto con occhi occidentali, senza tener conto della dignità, degli usi, dei costumi, delle credenze, del Know-How culturale di questa gente non aiuta noi ad essere amici loro.
Oggi ho guardato più volte il cielo, stavolta azzurro… sembra più bello del solito, domani sarà una giornata che avrà giustificato la mia presenza qui. Una frase di addio della guida è stata… ‘ Qui a …. Nevica sempre….’ Non ho compreso bene il significato. Per ora mi accontento di quello meteorologico.
Questa mattina è un bel giorno, oggi termina se tutto và liscio la mia “gita” . Nel nostro gruppo c’e’ una strana tensione, il nostro lavoro ormai è quasi terminato, basta ancora qualche ora le più difficili ma la fatica di questi giorni è propedeutica per l’ultima “tirata” di oggi. Molta gente qui intorno, i pochi che ci hanno visto si domandano forse che cosa stavamo facendo qui. Se riesco ad avere una connessione decente con qualche mezzo telematico provo a telefonare, non ci è consentito usare mezzi tradizionali.
Ora vado il lavoro il più serio ci aspetta.
Finito… tutto finito, almeno in parte. L’intento per cui siamo qui, ha avuto la massima espressione, ovvero tutto è riuscito per il meglio.
Saremo di partenza e non ci è dato sapere quando, il come lo conosco. Il gabbiano cattivo sarà pronto per mangiarmi speriamo mi porti nel suo ventre e mi lasci intatto con la sua lenta digestione. Intanto ho rimediato uno “stordente” una serie di Tavor che mi indurranno un bel sonno chimico. Stavolta, quando ascolterò la famosa frase “ Fifteen minute to go” non avrò troppo tempo per pensare. Mi impasticco in barba a tutti i pensieri ansiosi che mi vengono dal secondo minuto di attesa. Speriamo facciano presto effetto. Al massimo venti minuti così mi hanno detto… non ho intenzione di sorbirmi altri pensieri ho pensato troppo per il mio ristretto cervellaccio. Termino con una frase, appena arrivata nella mia mente pensando a questa esperienza, in attesa di un domani:
E un bel giorno dimenticando di aver visto, vivrò pensando e tenendo conto delle mie emozioni, sensazioni, e non dei miei ricordi visivi sbiaditi….( Orsissimo 67 )
…e il tempo ruba i contorni ad una fotografia ( Renato Zero)
Evviva la chimica.
(lo correggerò e lo rivedrò come parte unica appena posso)
1 commento:
Dopo questa esperienza sicuramente mi capirai molto di più quando ti racconterò quanto succede "LA'"...
Io molto probabilmente quei posti non li vedrò mai, ma li ho vissuti e li vivo grazie alle parole di chi "LA'" c'è stato e di chi c'è ancora...
Sicuramente sei triste dentro, per tutto quello che hai visto, per tutta la povertà e la miseria che in quei posti sono normali mentre per noi non lo sono a fatto..
Ma sei ricco dentro e questa ricchezza non potrà portartela via nessuno...
Grazie per avermi fatto conoscere un mondo nuovo ma non diverso, solamente nuovo, attraverso le tue parole e le tue emozioni.
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