mercoledì 18 luglio 2007

La pesca Galeotta Parte 1

Il racconto è vero, i nomi, inventati.

Nel 1992, all’inizio di ottobre, io ed il solito gruppo di amici di pesca, si decide di partire. Destinazione Grecia, in particolare la città da raggiungere era Kardamili, ridente paesino nelle vicinanze della ben più nota città Kalamata. Questa città si trova all’inizio della protrusione centrale della penisola del Peloponneso.
Come mai questo posto? In questo posto io, la mia ex ragazza, e la mia famiglia, ci eravamo andati alla fine di Agosto, e ritenendo la zona pescosa, ma soprattutto veramente bella, proposi alla solita combriccola di pesca, di raggiungere nuovamente questa località.

All’unisono si decide che la meta è giusta.

Il gruppo alla fine si compone da sette elementi Maurizio, Massimo, Guido, Nello, Giuseppe, Marco, Francesco.
Il 3 ottobre si parte da Roma, BMW 316, strapieno con tutto l’occorrente da pesca subacquea e non dentro la mia macchina, comprese quattro persone, un motore di un gommone da venticinque cavalli e il gommone sgonfiato sopra il portapacchi. Più che un’auto, un veicolo con quattro ruote, appesantito da generosi altoparlanti inscatolati nel marmo, con amplificatori che sembravano testate di motori, più che scatole con componenti elettronici. Il buonissimo odore di nicotina, ormai Alfa 33 illibata con quattro persone a bordo e tre piccolissime misere valigie. OVVIAMENTE rigorosamente NO Smoking Car. Questo perché Massimo teneva, (e tiene) alla sua macchina più di chiunque altro. Pensate che la cappelliera dell’alfa non aveva nemmeno un maglione sopra per paura che si deformasse la struttura in moquette e cartone compresso. Arriviamo a brindisi pronti per l’imbarco. Qui si manifesta il primo errore della vacanza. Io (mea culpa) da sapientone subito intimo a tutti i fumatori, compreso me, di non comprare sigarette. “Sulla nave, appena fuori delle nostre acque”, le sigarette costano di meno… apre il duty free.
Il Duty Free non ha mai aperto. Infatti, la nave, al suo primo viaggio, aveva il magazzino ancora sotto controllo dell’Inventario. Per questo, non c’e’ stato verso di acquistarle.
Ci imbarchiamo con la contentezza in corpo dei bambini che vanno ad una festa. Il collega proprietario dell’Alfa romeo, verifica che lo “stoccaggio” della sua vettura, sia perfetto, privo di pericoli (graffiature, botte, schizzi di grasso, eventuale calcare). Prendiamo possesso delle cabine, sistemiamo le valige e zainetti, con il necessaire per lavarsi l’indomani e tutti pronti per la traversata ci rechiamo sul ponte a vedere le luci del porto di Brindisi, allontanarsi. Nel lieve chiarore delle luci, cumulonembi minacciosi, sembravano volessero scatenare tutta la loro forza da un momento all’altro.
Nel chiacchierare del più e del meno, le sigarette inesorabilmente scendevano. Di sette persone del gruppo “Romano”, cinque sono incalliti fumatori.
La flebile luce del faro del porto di Brindisi era quasi sparita anche alla vista più aguzza, qualcuno di noi, il più giovane di tutti, di corrompere qualcuno del personale per darci un qualcosa che almeno somigliava a nicotina. La serata volse al meglio, ovvero, ci rifocilliamo con i panini del bar di bordo, dopo ogni caffè o snack che caratterizzano quasi tutta la notte, il bisogno delle sigarette diventa sempre più impellente, le poche scorte sono ormai terminate. Crescono gli improperi, nei miei confronti.

Ormai i nostri sguardi, da cacciatori di fumatori, si incrociano nelle sale e sui “corridoi” esterni alla nave. Un’attenzione particolare va verso un gruppetto di tre donne, non belle, di cui una fumatrice. Si chiamava Anna. Iniziamo a fare i cordiali con il gruppo che si rivelò pugliese o meglio salentino, ma il vero obiettivo era carpire con l’inganno un paio di sigarette. Sappiamo in seguito che il gruppo di tre ragazze, non era invece di quattro. L’altra la più bella del gruppo, se la faceva con un altro gruppetto di persone, più grandi di noi dove rideva e scherzava. Era vestita di bianco con una minigonna bianca, capelli biondi lunghi ben acconciati, ricci sulle punte, dandogli un aspetto leonino e una giacchetta jeans bianco con bottoni grigi, scarpe alte con suola e tacco (tutt’uno), di corda. Bianche anche esse. Le gambe abbastanza flessuose e abbronzate, con un filo di trucco che metteva già in risalto, la naturale bellezza. Diciamo che il mio interesse per le sigarette stava scemando in maniera logaritmica e l’attenzione volgeva sempre di più, verso le movenze, la solarità e gli sguardi che la tipa faceva al più grande dell’altro gruppo. Devo essere sincero, dentro di me, mi sono detto “questa è una che se la tira”.
La tipa si sposta dal gruppo, raggiunge noi, fa la proposta ad una delle tre… Si assomigliavano, venimmo a sapere che erano sorelle. La tipa discutendo animatamente con la sorella, mi intrigava sempre di più. La discussione verteva su un possibile cambio di itinerario da parte loro. Infatti, i tipi del gruppo, avevano “gettato l’amo” dicendo che avevano in affitto una villa in una delle isole maggiori della Grecia e che c’era posto per loro. La sorella maggiore, che era ormai stata catturata dalla simpatia del gruppo dei romani, paventava invece la possibilità di venire in vacanza con noi. La discussione animata, non lasciava dubbi. Avrebbe vinto la sorella maggiore pro romani. In quel momento, ho calcato la mano, descrissi, alla maggiore, con dovizia di particolari le caratteristiche del posto dove ci stavamo recando. Il punto era che il gruppo avversario, aveva come destinazione la stessa isola delle pugliesi. Questa si rivelò un aspetto fondamentale e soprattutto bloccante, infatti, avevano prenotato in una struttura a Kerkira prima tappa della nostra nave nuova di pacca e no smoking. Noi saremmo invece scesi sul continente per poi fare almeno altri 330 Km in territorio quasi sconosciuto.
Nel frattempo la salentina più carina, si aggirava per la nave a passeggio, sia per uccidere il tempo e sia veicolata da un’inspiegabile curiosità. Parlando con un inserviente, riuscì a farsi portare, per vedere come era fatta, nella cabina di comando della nave. Con la scusa di chiedergli una sigaretta, la seguo senza farmi notare e la aspetto, per poi, simulare un incontro casuale alla fine della scala che conduceva al comando. Riappare sta fata, che si prodiga in ringraziamenti e inizia a scendere la scaletta verniciata bianca di fresco, che non tradiva il fatto che la nave no smoking fosse nuova. La fermo, gli chiedo una sigaretta, e lei inesorabile “Mi dispiace … non fumo”. Mi presento, si presenta. Gli chiedo da dove veniva, di Lecce disse. Le acque erano ormai rotte, incominciai a fargli domande varie “Dove state andando? ”, “Come mai vacanza in questo periodo ?”. Erano la mia classica serie di domande fatte più per sondare l’attitudine al dialogo, che all’effettivo interesse per le risposte. “Casualmente rientriamo, sobbalzando e beccheggiando, nella sala portandola verso il nostro gruppo, che ovviamente stava parlando con le sue amiche o sorelle. Cercando di essere più carino possibile re inizio a decantare anche a lei della ‘nostra località di arrivo, era la ricetta fondamentale per la riuscita della Loro e della ‘nostra’ vacanza.

Seguendola come un cagnolino, noto che si dirige verso il gruppo dove gli altri romani stavano conversando. Anche loro avevano rotto il ghiaccio. Ci sedemmo e cominciammo ad entrare nel discorso che avevano iniziato. Iniziai dopo aver preso confidenza a raccontare delle barzellette, arma quasi sempre vincente, con sconosciute.

Ormai il beccheggio della nave, si incominciava a farsi notare. Sempre di più. Fu un sobbalzo insolito e violento che fece cadere in terra le poche borse appoggiate sulle poltrone del bar. Incuriositi e qualcuno, visibilmente allarmato, da cosa stesse succedendo ci recammo sul giardinetto di poppa. Le ombre generate dalle flebili luci notturne rendevano la nave di un bagliore spettrale, mentre le condizioni del mare, lasciavano intendere che la notte non sarebbe poi stata così tranquilla. In effetti, il fragore e lo sbattimento delle onde sul nuovo scafo della nave, creavano un fragore cadenzato simile ad un tuono, simile ad un cedimento strutturale.
(segue)

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