Sono ormai anni che usufruisco, quotidianamente, dei treni delle Ferrovie Italiane. In questi ultimi tempi, per motivi vari, ho usufruito di tratte a lunga percorrenza. Il malessere che affligge questo tipo di trasporto è multifattoriale. E per questo, come il cancro, sarà difficilmente eradicato.
Premetto che non intendo attribuire completamente la colpa all'ente TreniItalia.
Racconto brevemente ciò che si ripete, ogni sacrosanta mattina, pomeriggio e sera, di quello che succede a me, a te, a noi che utilizziamo il suddetto mezzo di locomozione, premettendo che a fascia oraria che frequenti, anche differenti caratteristiche balzano all'occhio più indifferente.
Premetto che non intendo attribuire completamente la colpa all'ente TreniItalia.
Racconto brevemente ciò che si ripete, ogni sacrosanta mattina, pomeriggio e sera, di quello che succede a me, a te, a noi che utilizziamo il suddetto mezzo di locomozione, premettendo che a fascia oraria che frequenti, anche differenti caratteristiche balzano all'occhio più indifferente.
L'andirivieni dei treni, scandito in base all'orario ufficiale delle ferrovie, dovrebbe essere ogni 15 minuti, (mezzora in piu' mezzora meno). Il ritardo sintomatico, che ormai affligge questa e a sentir dire, tutte le altre tratte d'Italia, è quasi inconcepibile. Molti treni "nascono" da Roma termini, e partono in ritardo, dopo 14 km e una sola fermata, un ritardo di 5 minuti diventa di 20, a fronte di una "percorrenza" ufficiale di 20 minuti. Quindi per arrivare alla stazione ferroviaria, il treno, ci mette esattamente il doppio. Come fare Roma napoli invece che in due ore, in quattro.
Le interviste che mi sono permesso di fare ai "controllori", (quasi sempre assenti), o al capotreno, implicano la colpa ai passeggeri che ci mettono troppo a salire o a scendere dal mezzo.
Non voglio commentare simili affermazioni.
Le fermate sulle tratte sono al massimo quattro, effettivamente ci vuole un pochino per salire, nelle ore di punta, infatti come tanti pezzi del tetris, incastoniamo tra di noi zaini, mani, valige borsette e portatili. Non oso pensare se, qualcuno ignaro, ha usufruito della toilette di questi treni regionali.
Ma non sono qui a scrivere per parlare del disservizio, ma dell'abitante del treno. Ovvero tutto cio' che ne consegue da un'attenta osservazione di abitutini, paranoie, fisime che ognuno di noi ha, non ultimo l'onnipresente egoismo che talvolta accomuna ognuno di noi.
La distinzione, o meglio la major categoria è quella tra "viaggiatori" di breve tratta e quelli di lunga.
Segue poi le sottocategorie Manager vs. Operaio/Impiegato.
Ulteriore sottocategoria dell'Operaio/Impiegato è straniero, non straniero.
Mi levo subito da davanti quelli di lunga tratta. Entrano tutti compiti, difficilmente vestiti male, è piu' facile su questi treni catturare un sorriso, o vedere una faccia leggermente piu' rilassata. Anche l'operaio che si rechera' a Milano per affiggere il volantino ci apparirà "diverso". Tutti hanno però l'atteggiamento da semimanager, e quello pratico, lo vedi da come cerca il posto a sedere. L'abituato, guarda solo due volte la numerazione dei posti, se non addirittura fa il calcolo dei sedili, arriva spavaldamente, si blocca di colpo, fermando la fila, si svuota le tasche, telefonini, almeno tre, immancabile Sole 24 ore, valigetta con centomila fogli, che danno piu' sensazione di importanza che di reali contenuti. Finito ciò con destrezza, alla Matrix colloca la valigia sul ripiano in alto.
Il Lunga tratta poco pratico, lo identifichi esattamente dal contrario. Blocca la fila appena salito, chiede insistentemente se il numero della carrozza è quello giusto, non capisce quasi mai la numerazione dei posti rispetto alla prenotazione, non conosce, se il suo posto è vicino al finestrino o lato corridoio. Non ha giornali o quotidiani, (spera sempre in un omaggio invito alla lettura), al massimo una settimana enigmistica, una cocacola e un tramezzino dentro una busta di carta bianca. A lui, se non dorme, il treno non gli passerà mai a meno che non prendera' in mano il gioco contenuto nel suo telefonino e con il rumore dei tasti, si stordira' o ci stordira' bene bene.
Però attenzione... a tutti accomuna un elemento.
La suoneria maledetta del cellulare, complemento del timbro vocale altissimo che ogni sacrosanto viaggio ci riserva nel massimo del suo rumore e rottura di ...
Nulla vale l'avviso di parlare con un tono di voce basso, e di diminuire il volume, o addirittura di annullare, le suonerie dei 150 telefoni a fronte di 60 passeggeri. Sapete perchè ? ce lo spiega Einstein, purtroppo tutto è relativo.
Quale buon e miglior momento per scegliere o scaricare l'ultima suoneria, visto che stiamo sul treno e il tempo deve pure passare ? Quale miglior momento di provare la combinazione suono/tasto e crearsi una melodia personalizzata sul treno.
La signora mezzza sorda che ha la suoneria al massimo, essendo appunto sorda, il telefono è basso, quindi a lei l'avviso non la colpisce. Il signore che ha la suoneria a 120, per lui non è alta, senno' l'avrebbe abbassata anche fuori dal treno, quello che ce l'ha a zero o bassissima, è un povero cristo, non sentirà mai il suo telefonino. L'ultimo è il personaggio che si adegua, tutti hanno la suoneria alta e io la metto ancora piu' alta.
Bene a tutti questi fantastici personaggi, auguro la cosa più cattiva che si può augurare, "ve potesse scoppia' un dente, vi odio, magari crepate sommersi da centomila altoparlanti che emettono pianti lancinanti di bambini, ve lo meritate egoisti del c.... , aggiungendo inoltre che tali telefonisti, non sapranno mai cosa i partners stanno facendo.
Ben diverso è l'ambiente proletario delle brevi tratte.
Manager impiegati operai, tutti uguali, sopratutto all'arrivo a destinazione alla mattina. Giacche che ricordano vagamente un'avvenuta stiratura, camice stessa sorte, ragazzi, più furbi, che hanno ottimizzato, non stirandole proprio. I cellulari, suonano, ma fortunatamente con un suono ovattato, infatti nessuno riesce a tirarli fuori dalla borsa, tasca, zaino. A quello che lo ha in mano, non squilla mai, sempre per la famosa legge della relatività. I visi dei "pendolari" sono già stanchi di prima mattina, già pesa tutto, è normale, la prima cosa che vorresti fare appena arrivato a lavoro è quello di farti una doccia e stenderti sul letto, ma non è cosi. Si intravedono i giovani studenti e dai loro visi si capisce subito se hanno un esame o un compito in classe.
Non voglio commentare simili affermazioni.
Le fermate sulle tratte sono al massimo quattro, effettivamente ci vuole un pochino per salire, nelle ore di punta, infatti come tanti pezzi del tetris, incastoniamo tra di noi zaini, mani, valige borsette e portatili. Non oso pensare se, qualcuno ignaro, ha usufruito della toilette di questi treni regionali.
Ma non sono qui a scrivere per parlare del disservizio, ma dell'abitante del treno. Ovvero tutto cio' che ne consegue da un'attenta osservazione di abitutini, paranoie, fisime che ognuno di noi ha, non ultimo l'onnipresente egoismo che talvolta accomuna ognuno di noi.
La distinzione, o meglio la major categoria è quella tra "viaggiatori" di breve tratta e quelli di lunga.
Segue poi le sottocategorie Manager vs. Operaio/Impiegato.
Ulteriore sottocategoria dell'Operaio/Impiegato è straniero, non straniero.
Mi levo subito da davanti quelli di lunga tratta. Entrano tutti compiti, difficilmente vestiti male, è piu' facile su questi treni catturare un sorriso, o vedere una faccia leggermente piu' rilassata. Anche l'operaio che si rechera' a Milano per affiggere il volantino ci apparirà "diverso". Tutti hanno però l'atteggiamento da semimanager, e quello pratico, lo vedi da come cerca il posto a sedere. L'abituato, guarda solo due volte la numerazione dei posti, se non addirittura fa il calcolo dei sedili, arriva spavaldamente, si blocca di colpo, fermando la fila, si svuota le tasche, telefonini, almeno tre, immancabile Sole 24 ore, valigetta con centomila fogli, che danno piu' sensazione di importanza che di reali contenuti. Finito ciò con destrezza, alla Matrix colloca la valigia sul ripiano in alto.
Il Lunga tratta poco pratico, lo identifichi esattamente dal contrario. Blocca la fila appena salito, chiede insistentemente se il numero della carrozza è quello giusto, non capisce quasi mai la numerazione dei posti rispetto alla prenotazione, non conosce, se il suo posto è vicino al finestrino o lato corridoio. Non ha giornali o quotidiani, (spera sempre in un omaggio invito alla lettura), al massimo una settimana enigmistica, una cocacola e un tramezzino dentro una busta di carta bianca. A lui, se non dorme, il treno non gli passerà mai a meno che non prendera' in mano il gioco contenuto nel suo telefonino e con il rumore dei tasti, si stordira' o ci stordira' bene bene.
Però attenzione... a tutti accomuna un elemento.
La suoneria maledetta del cellulare, complemento del timbro vocale altissimo che ogni sacrosanto viaggio ci riserva nel massimo del suo rumore e rottura di ...
Nulla vale l'avviso di parlare con un tono di voce basso, e di diminuire il volume, o addirittura di annullare, le suonerie dei 150 telefoni a fronte di 60 passeggeri. Sapete perchè ? ce lo spiega Einstein, purtroppo tutto è relativo.
Quale buon e miglior momento per scegliere o scaricare l'ultima suoneria, visto che stiamo sul treno e il tempo deve pure passare ? Quale miglior momento di provare la combinazione suono/tasto e crearsi una melodia personalizzata sul treno.
La signora mezzza sorda che ha la suoneria al massimo, essendo appunto sorda, il telefono è basso, quindi a lei l'avviso non la colpisce. Il signore che ha la suoneria a 120, per lui non è alta, senno' l'avrebbe abbassata anche fuori dal treno, quello che ce l'ha a zero o bassissima, è un povero cristo, non sentirà mai il suo telefonino. L'ultimo è il personaggio che si adegua, tutti hanno la suoneria alta e io la metto ancora piu' alta.
Bene a tutti questi fantastici personaggi, auguro la cosa più cattiva che si può augurare, "ve potesse scoppia' un dente, vi odio, magari crepate sommersi da centomila altoparlanti che emettono pianti lancinanti di bambini, ve lo meritate egoisti del c.... , aggiungendo inoltre che tali telefonisti, non sapranno mai cosa i partners stanno facendo.
Ben diverso è l'ambiente proletario delle brevi tratte.
Manager impiegati operai, tutti uguali, sopratutto all'arrivo a destinazione alla mattina. Giacche che ricordano vagamente un'avvenuta stiratura, camice stessa sorte, ragazzi, più furbi, che hanno ottimizzato, non stirandole proprio. I cellulari, suonano, ma fortunatamente con un suono ovattato, infatti nessuno riesce a tirarli fuori dalla borsa, tasca, zaino. A quello che lo ha in mano, non squilla mai, sempre per la famosa legge della relatività. I visi dei "pendolari" sono già stanchi di prima mattina, già pesa tutto, è normale, la prima cosa che vorresti fare appena arrivato a lavoro è quello di farti una doccia e stenderti sul letto, ma non è cosi. Si intravedono i giovani studenti e dai loro visi si capisce subito se hanno un esame o un compito in classe.
Pero' il pendolare è anche egoista. E' il classico tipo che se trova un posto a sedere con uno vuoto attiguo, ci parcheggia inesorabilmente la valigetta, il borsello o lo zaino. Quando, gli chiedi di spostarlo, per metterti seduto, (con diritto acquisito dato che hai l'abbonamento o il biglietto), ti guarda con un aria scocciata, quasi di sufficienza, pensando tra se questo proprio qui, dopo una giornata di lavoro, si vuole mettere seduto).
Allo straniero e anche dell'extracomunitario, dedichero' un post tutto per loro.
Sui treni regionali, si assiste ad una sintomatica mancanza di pulizia, che a torto, viene interpretata come autorizzazione a sporcare di piu', (cosi' magari puliscono prima), ma ricordiamoci che la sporcizia, viene anche e sopratutto generata da noi. La prossima volta che vedete il solito ragazzetto che si sdraia sul sedile e poggia i piedi su quello davanti, senza nemmeno poggiare un giornale sotto le sue scarpe, o quello che fumando sulla porta del treno, getta la sigaretta sul gradino stesso, o quello che mangia e sbriciola tutto, lasciando cartacce, pezzi di panini e lattine, non prendiamocela solo con trenitalia, prendiamocela anche con noi stessi.
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